Le vicende di chi ha subito, ha combattuto e combatte il mobbing

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La Cassazione: Il mobbing diventa stalking quando provoca ansia e paura

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La Sentenza n. 32770/2024 trasforma le condotte vessatorie sul lavoro in atti persecutori, ampliando le tutele per le vittime di mobbing.

La Sentenza n. 32770/2024 della Terza Sezione della Cassazione Penale ha segnato una svolta significativa nel campo del diritto del lavoro, riconoscendo che il mobbing lavorativo può configurarsi come reato di stalking ai sensi dell’articolo 612-bis del Codice Penale. Questa decisione amplia la portata delle tutele giuridiche per le vittime di comportamenti vessatori e intimidatori ripetuti sul luogo di lavoro.

Secondo la Cassazione, quando le condotte persecutorie sono caratterizzate da ripetitività e provocano ansia, paura o alterazioni nello stile di vita della vittima, si può parlare di stalking. Questo riconoscimento ha conseguenze rilevanti, poiché comporta un inasprimento delle pene per i datori di lavoro o superiori che pongono in essere azioni mirate a isolare o emarginare il dipendente, qualificandosi come atti persecutori e non più solo come illeciti civilistici.

Il caso in questione riguardava un professore accusato di molestie sessuali reiterate nei confronti di specializzande, un comportamento che, oltre a costituire molestie, è stato riconosciuto come una forma di stalking occupazionale. Questa sentenza ha dunque esteso il concetto di stalking a situazioni che tradizionalmente venivano classificate come mobbing, riconoscendo una nuova dimensione penale a comportamenti finora trattati solo in ambito civilistico.