Mobbing sul lavoro : definizione, sentenze recenti e tutela dei lavoratori

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Il fenomeno del mobbing continua a essere un problema diffuso nelle aziende, con conseguenze gravi per la salute dei lavoratori. Le ultime sentenze evidenziano l’importanza della tutela giuridica e delle responsabilità del datore di lavoro.

Il mobbing è una forma di vessazione psicologica che si verifica in ambito lavorativo attraverso comportamenti ripetuti e ostili nei confronti di un lavoratore. Queste azioni possono assumere diverse forme, tra cui isolamento, demansionamento, critiche costanti, minacce o atteggiamenti discriminatori, con conseguenze significative sulla salute psicofisica della vittima.

Negli ultimi anni, il tema è stato oggetto di crescente attenzione da parte della giurisprudenza, con importanti sentenze che hanno delineato i criteri per riconoscere il mobbing e individuare le responsabilità dei datori di lavoro.

Tipologie di mobbing e conseguenze per le vittime

Il mobbing può manifestarsi in diverse modalità:

  • Mobbing orizzontale: quando le vessazioni provengono dai colleghi di pari livello, spesso per motivi di rivalità o conflitti personali.
  • Mobbing verticale o bossing: attuato dai superiori gerarchici, che utilizzano il loro ruolo per esercitare pressioni indebite sul dipendente.
  • Mobbing dal basso verso l’alto: situazioni in cui un gruppo di lavoratori mette in atto condotte vessatorie nei confronti di un superiore.

Le conseguenze possono essere gravi, sia a livello personale che professionale. Molti lavoratori vittime di mobbing sviluppano ansia, depressione, insonnia, stress cronico e persino problemi psicosomatici, con ripercussioni significative sulla loro qualità della vita e sulla capacità di svolgere il proprio lavoro.

Aspetti legali e criteri di riconoscimento del mobbing

In Italia, non esiste una legge specifica sul mobbing, ma la tutela dei lavoratori è garantita da normative generali sulla salute e sicurezza sul lavoro, nonché da disposizioni del Codice Civile e del Codice Penale.

Perché un caso di mobbing venga riconosciuto, è necessario dimostrare la presenza di alcuni elementi fondamentali:

  1. Condotte vessatorie ripetute nel tempo, non episodi isolati.
  2. Intento persecutorio da parte del datore di lavoro o dei colleghi.
  3. Danno alla salute fisica o psicologica della vittima, documentato attraverso certificazioni mediche.
  4. Nesso causale tra il comportamento vessatorio e il danno subito dal lavoratore.

L’onere della prova spetta al lavoratore, che deve fornire elementi concreti a dimostrazione delle condotte subite e delle loro conseguenze.

Sentenze recenti della Cassazione sul mobbing

Negli ultimi mesi, la Corte di Cassazione ha emesso sentenze che confermano la necessità di criteri stringenti per il riconoscimento del mobbing, ma anche la responsabilità dei datori di lavoro nel prevenire ambienti lavorativi ostili.

  • Una sentenza ha ribadito che il lavoratore deve dimostrare l’intento persecutorio del datore di lavoro o dei colleghi, non essendo sufficiente la mera esistenza di un clima ostile o di conflitti generici sul posto di lavoro.
  • Un’altra pronuncia ha sottolineato che, anche in assenza di mobbing conclamato, il datore di lavoro può essere ritenuto responsabile se non adotta misure per impedire un ambiente di lavoro dannoso per la salute del dipendente.

Queste decisioni evidenziano come la giurisprudenza italiana stia affinando i criteri per distinguere tra normali tensioni lavorative e veri e propri casi di mobbing, ponendo maggiore attenzione alla tutela della salute psicofisica del lavoratore.

Mobbing e reato di stalking: un confine sottile

In alcuni casi, il mobbing può sconfinare in comportamenti che configurano il reato di stalking previsto dal Codice Penale. Se le condotte vessatorie causano nella vittima un grave stato di ansia, paura e turbamento, impedendole di condurre una vita normale, il responsabile può essere perseguito penalmente.

Le sentenze recenti hanno chiarito che, laddove vi siano pressioni psicologiche sistematiche sul lavoratore, con ripercussioni sulla sua salute, si può configurare un’ipotesi di violenza privata o atti persecutori, con conseguenze giuridiche più gravi rispetto alla sola tutela civile.

Vedi e firma la Petizione per una Legge contro mobbing e mobber e a sostegno delle vittime.

Come difendersi dal mobbing e far valere i propri diritti

Le vittime di mobbing possono agire in diversi modi per tutelarsi:

  1. Raccogliere prove: documentare le vessazioni ricevute attraverso e-mail, messaggi, testimonianze di colleghi e certificazioni mediche.
  2. Segnalare il comportamento all’azienda: presentare una formale denuncia interna all’ufficio del personale o all’organismo di vigilanza.
  3. Rivolgersi a un legale: valutare la possibilità di un’azione legale per ottenere il riconoscimento del danno e il risarcimento.
  4. Chiedere supporto ai sindacati o a enti di tutela del lavoro: molte organizzazioni offrono assistenza per casi di mobbing e discriminazione lavorativa.

La prevenzione resta fondamentale: un ambiente di lavoro sano e rispettoso favorisce il benessere di tutti e riduce il rischio di conflitti e vessazioni.

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