Vicenda di stalking con rito abbreviato.
L’uomo si sarebbe spacciato per agente segreto per conquistare una donna.
Un poliziotto siciliano è stato accusato di stalking e uso di atto falso nell’ambito di un bizzarro caso che ha scosso l’opinione pubblica. L’uomo avrebbe cercato di conquistare e trattenere una giovane donna, convincendola di essere un agente segreto, installando un software sul suo telefono cellulare per tenerla sotto controllo e allontanandola dagli amici e dagli ex partner accusandoli di torbidi passati e di essere coinvolti in pratiche di satanismo. La procura ha richiesto una condanna a 3 anni di carcere per il poliziotto e il rinvio a giudizio per un suo presunto complice, un altro poliziotto. La sentenza è prevista entro poche settimane.
Il presunto finto 007 ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. Mentre il presunto complice sostiene di essere stato ingannato dall’ex collega, e sta aspettando di scoprire se la sua posizione sarà archiviata o se dovrà affrontare un processo ordinario.
La giovane donna coinvolta nella vicenda, una traduttrice di Montevarchi, si è costituita parte civile ed è assistita dall’avvocato Alessio Ruoppo di Napoli.
La storia ha inizio nel 2018 quando il poliziotto, all’epoca 47enne e in servizio come assistente capo della polizia di Siracusa, ha conosciuto la donna di 38 anni, che aveva inviato il suo curriculum alla procura di Siracusa in cerca di lavoro come traduttrice. Il poliziotto si è infatuato di lei e ha iniziato a costruire una serie di bugie per conquistarla. Si è spacciato per un agente segreto di un’agenzia chiamata Argo e ha coinvolto un collega di 60 anni, vice commissario a Siracusa, convincendo la donna di essere stata reclutata.
Secondo l’accusa, il poliziotto avrebbe installato una app di spionaggio sul telefono della donna, fingendo che fosse necessaria per proteggerla da un suo ex partner. Inoltre, avrebbe accusato l’ex partner di far parte di una setta satanica russa. La situazione si è ulteriormente complicata quando il poliziotto si è presentato come un sacerdote collegato ai servizi segreti, che ha contattato la donna telefonicamente.
La donna ha iniziato a dubitare della veridicità di quanto le era stato raccontato e ha richiesto un pagamento per la fantomatica missione che le era stata assegnata. In risposta, il poliziotto e il suo presunto complice avrebbero falsificato un documento della presidenza del Consiglio nel quale si affermava che presto le sarebbe stato corrisposto un compenso. Successivamente, hanno effettuato un bonifico di 6mila euro, provenienti dai conti del presunto complice di 60 anni.