La storia di mobbing di oggi racconta una vicenda esemplare e paradigmatica.
Di come si origina e funziona il mobbing in molte azienda italiane. E di come si può reagire, grazie al carattere, la forza d’animo, la pazienza, la capacità di resistere e di metabolizzare il mobbing. Grazie alla propria resilienza, per utilizzare una ultimamente diventata di moda. Affrontando il mobbing, che da un peso insopportabile diventa impulso per reagire, realizzarsi, crescere umanamente e professionalmente. Le sofferenze restano, e non si dimenticano.
Ma nella propria esistenza e dimensione umana, sono quasi bilanciate da ciò che di positivo e importante la persona è riuscita a realizzare. Il mobbing è e resta un comportamento inaccettabile. Che rende difficile, se non impossibile, anche qualsiasi realizzazione personale e professionale. Un reato, come da molte persone – e da noi stessi – sostenuto, e da molti giuristi, magistrati e avvocati affermato. Che colpisce la persona nella sua sfera più intima, psichica e sociale.
Per tale ragione, come forse sapete, abbiamo lanciato una Petizione. Per ottenere per una Legge che colpisca il mobbing, sanzioni adeguatamente i mobber, e tuteli e sostenga i lavoratori e le lavoratrici che ne sono vittime, e i loro familiari.
La vicenda di mobbing, raccontata in prima persona.
Vorrei raccontarle la mia storia; cresco in un piccolo paese da una famiglia senza grosse possibilità economiche, dopo la scuola superiore incomincio subito a lavorare in un’azienda, a seguito di uno stage, e da lì inizia il mio incubo. Vengo assunta come impiegata per l’ufficio commerciale e logistico, lavoro che imparo ad apprezzare.
Il mio responsabile, ovvero uno dei due top manager della società, forse per colpa della mia inesperienza e della mia insicurezza nello svolgere la mansione, inizia a prendermi di mira, con scenate che superano qualsiasi livello di educazione e di rispetto, rimproveri volti a distruggere la mia persona con pesanti offese ed umiliazioni verbali che per lungo tempo mi hanno portato ad un profondo stato di inquietudine interiore, scarsa autostima e depressione. Il socio di questo soggetto non è da meno anche se non applica appieno gli eccessi del primo.
Questo trattamento viene riservato, in verità, a quasi tutti i dipendenti dell’azienda, una realtà produttiva facente di parte di un gruppo imprenditoriale cresciuto negli anni grazie al lavoro di tutte le persone mortificate da questi dirigenti.
Sono passati quasi vent’anni dalla mia assunzione e sono ancora lì in quell’inferno; negli anni molte cose sono cambiate, dopo vari avvicendamenti sono riuscita a creare un gruppo di lavoro con alcuni colleghi all’insegna della serenità ed a trovare con loro una sorta di paracolpi contro la crudeltà del superiore.
Nella vita sono riuscita a formare una famiglia meravigliosa, ed un contesto personale che riesce a compensare pienamente quanto subisco. Sono diventata forte, più di quanto potessi mai immaginare, equilibrata e serena, mi lascio scorrere addosso la cattiveria dei miei datori di lavoro perché so di non avere nulla da rimproverarmi, ogni giorno faccio del mio meglio in azienda nel bene e nel male.
Nonostante le difficoltà di conciliare studio e lavoro, a maggior ragione nella mia situazione, in questi anni sono riuscita comunque ad arrivare alla laurea. Attualmente sono riuscita ad arrivare alla tesi, pur avendo una famiglia e questo lavoro a tempo pieno, e ne sono molto orgogliosa.
Nonostante abbia cercato innumerevoli volte un’alternativa a quell’occupazione non sono mai riuscita a trovarla. La stabilità economica, data dai pagamenti regolari delle retribuzioni, la vicinanza del luogo di lavoro a casa, a scuole ed asili e la mia cronica paura del cambiamento mi hanno impedito di cogliere altre occasioni ed allontanarmi da questo contesto.
Ma pur non potendomi liberare da questa situazione di disagio, per le suddette ragioni economiche e pratiche vorrei trovare un riscatto che mi aiuti ad essere ancora più serena. Vorrei aiutare qualcuno ad affrontare situazioni analoghe alla mia raccontando la mia storia e collaborando, qualora vi fossero le possibilità con realtà associative e legali che tutelano i diritti delle vittime di mobbing. Tutto questo mantenendo il più stretto anonimato, vista la delicatezza della mia situazione.
Vorrei raccontare ai miei figli un giorno, una storia di debolezza e di sacrificio per le necessità pratiche, ma anche di riscatto e realizzazione.
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